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Ozono ora era travestito di tutto punto e determinato più che mai a dare una solenne lezione alla masnada di bombolettari spray brutti, lerci e maleducati che saccheggiavano senza pudore né ritegno la città. Si guardò intorno per esser certo che nessuno potesse scorgerlo e, persa immediatamente ogni speranza di passare inosservato, dato che per strada stava passando la processione del santo patrono, seguita dal gruppo degli sbandieratori e dei saltimbanchi e, poi ancora, dalle ragazze pon pon e dai giocatori del torneo di briscola inter-rionale, il supereroe lanciò un possente fischio al fedelissimo cavallo Ambipur, che, a sorpresa, nonostante fosse un destriero, giunse da sinistra. L’animale dal lucido pelo nero come la pece si strofinò al padrone, invitandolo a montare. E anche Ozono, a sua volta, gli strofinò contro la tutina nero pece in segno di approvazione. Scambiatisi così un segno di pece, l’uomo mascherato fu subito in sella e Ambipur partì lesto al galoppo.
“Dove cazzo vai, bestiaccia della malora?!?” – urlò accigliato Ozono – “Non ho ancora impostato il satellitare! Freeeeenaaaa!!!” (ma il satellitare esisteva nel 1820?!? Hai rotto con queste stupide domande del cavolo; mica posso permettermi il lusso di fare ricerche storiche approfondite io?)
Seguì un nitrito, un altro ancora più forte e poi un altro che fece tremare le mura delle case intorno.
“Basta frignare, asino d’un cavallo!” – lo bacchettò ancora Ozono – “sai bene che un’alta concentrazione di nitriti può avere effetti cancerogeni”.
Ambipur scosse la testa infastidito, ma subito dopo tacque, in attesa di istruzioni stradali dal padrone.
“Dunque… uhm… vediamo un po’” – riprese l’uomo smanettando nervosamente sulla tastiera del GPS – “bisogna intanto capire dove siamo e poi impostare dove vogliamo andare. Le coordinate ecco cosa ci vogliono, le coordinate”.
“io gi avrei delle bellizzime goordinate” – esordì un marocchino asmatico che s’intravedeva appena sotto una coltre immane di abiti di vario genere, misura, credo politico e religioso – “di brobongo una giacca drop zei verde gon bantalone rozzo bazzione e gravatta azzurro indenzo. ghe de ne bare di gueste goordinate?”
“Me ne bare ghe breferisco andare in giro nudo, biuddosto” – blaterò l’uomo mascherato – “do meno nell’occhio. E poi, se ricordo bene, tu mi hai già rifilato un bel pacco un paio di mesi fa. Mi hai venduto un paio di pantaloni a cavallo basso e stretto che non s’adattano affatto al mio, che invece è alto e grosso. Tutte le volte che scendo da cavallo ci ho le palle scamosciate!”
“Amigo, berghè du non barlato subidp? Per guello g’è rimedio” – suggerì l’altro, poggiandogli uno scatolino maleodorante tra le mani – “Abrilo e sbalmalo zulla barte dolorante alla bizogna. Buzza un bo’, berò di rigenera”.
“Scamoscio d’oro?”
“Già” – confermò il marocchino con un sorrisone a 78 pollici – “t’azziguro ghe va miragoli”.
“Dammene una confezione, vah” – annuì Ozono – “però, non la prendo per l’effetto scamosciante, ma per quello coprente. La spalmo sulle mutande di Bernardo, che utilizzo come passamontagna e voilà, meglio l’olezzo del scamoscio che una fogna a cielo aperto spiaccicata sulla faccia!”
“E ber le goordinate? Hai decizo gualgoza?”
“Non m’interessano” – sentenziò l’uomo in maschera – “mi aiuterò col cavallo”. Detto ciò, afferrò la coda di Ambipur e la scosse violentemente. Dopo poco, il satellitare prese a funzionare e a dare indicazioni sul luogo dove avrebbero trovato la banda dei bombolettari maledetti.
“Un bel colpo de-coder ben assestato. Ecco cosa ci voleva” – urlò entusiasta Ozono – “e ora via mio fido Ambipur, varchiamo vallate, scaliamo montagne, attraversiamo guadi, manteniamo la destra, poi buttiamoci a sinistra e, quindi, alla terza, svoltiamo in direzione…”
“Ah Ozò” – nitrì il cavallo, bloccandolo stizzito – “m’hai rotto er cazzo co ‘sto satellitare. Lascia parlare la signora, no?!?”
Una buona mezzora dopo, seguendo le indicazioni del GPS, Ozono giunse alla soglia di un anfratto.
“Porca miseria, è un anfratto piccolissimo” – borbottò l’uomo, inarcando un sopracciglio – “avrà un denominatore altissimo. Mi sa che per allargarlo dobbiamo trovare un numeratore adeguato…”.
“Oppure una parola magica” – suggerì il quadrupede.
“Tipo?” – si voltò di scatto Ozono.
Giusto in quell’istante, l’antro si spalancò e apparve agli occhi dell’uomo e del quadrupede un’ampia strada ben asfaltata, con una buona illuminazione e una segnaletica dettagliata.
“Bingo!!!” – urlò ancora Ozono – e l’anfratto si richiuse immediatamente – “Ma che ca…?!?” – si sbalordì il supereroe – “Prima il varco s’apre e poi si richiude nel giro di una frazione di secondo? Chiedo l’aiuto da casa. Chiamo bernardo”.
In men che non si dica, venne instaurato il collegamento con il fido servitore ciecosordomuto e Ozono poté formulare il quesito. Dato però che l’altro rimase statico e inespressivo, così com’era apparso, l’uomo mascherato decise di giocarsi il jolly e ottenne che per il solo tempo della risposta l’altro recuperasse l’uso dei sensi”.
“Allora, coraggio, Bernardo” – invocò nevrotico Ozono alla volta del servitore – “che sta succedendo? Parla!”
“Tipo.. bingo.. tipo.. bingo.. tipo.. bingo”
“Ho detto parla, Bernardo, non spara cazzate! Mi prendi per il culo?!?”
“Tipo.. bingo.. tipo.. bingo.. tipo.. bingo.. voltati e guarda.. con tipo le porte si spalancano, con bingo i richiudono!!!”
“Cavolo!!!” – esclamò Ozono.
“Col cavolo le porte rimangono a metà” – completò il fido servitore.
“Ahhhh, ora si che ci siamo” – esultò Ozono – “ho la parolina magica sulla punta della lingua… tiiiiipooooooo!!!”
Le porte si aprirono e, dopo un’impennata di tripudio, l’uomo e il cavallo si lanciarono al galoppo attraverso la fessura rocciosa. Ozono però dovette fare un po’ di confusione, perché, al culmine della felicità, si fece sfuggire un biiiiiingoooooo e… crrrrraaaaassssshhhhhhhhh.. cruuuuunnnnchhhhhh.. ahiaaaaa.. porc… hiiiiiiiii!!! [To be continued – Prossimo episodio: Nella tana dei bombolettari]
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